Il 2014 è stato un anno di transizione.
Tutto è iniziato con la sottesa ed unanime convinzione che smart-watches e weareables avrebbero dominato la scena tecnologica. Non è andata proprio così... Per ora.
Ormai la catena produttiva è avviata e l'appuntamento è spostato solo di qualche mese, per i primi del 2015.
Nel frattempo, però, occorreva creare nelle persone una vera e propria necessità. Necessità per quella categoria di prodotti che, forse al momento, non sono poi così indispensabili.
Unite ciò ad un trend nato nel lontano 2011, e che anno dopo anno sta facendo sempre più breccia nei desideri dei consumatori, quello dei phablet, e potrete immaginare di cosa voglio parlarvi oggi.
15 e 16 ottobre: sono state le date più importanti per il mondo tecnologico in questa seconda metà del 2014. Non è probabilmente nemmeno un caso che siano state così ravvicinate, nonostante le premesse dell'estate (Google I/O ed Apple Keynote).
Perché queste date sono state fondamentali?
Beh, semplicemente perché Google ed Apple le hanno utilizzate per mostrare (con le loro espressioni più tipiche: un post su un blog per Google ed un evento mediatico per Apple) gli avanzamenti dei rispettivi ecosistemi.
Ecosistemi che, se sommati tra loro, coprono la quasi totalità della base installata nel mondo mobile, ed anche una bella ed interessante fetta del vecchio mondo fisso.
Apple e Google, Google ed Apple. Le due aziende di maggior valore al mondo, i titani della tecnologia del nostro tempo, nemiche/amiche, eterne concorrenti e partner nella conquista e dominio del mondo. Avversarie, ma disperatamente necessarie l'un l'altra.
Due approcci completamente differenti ma straordinariamente efficaci per mordere e guidare l'evoluzione tecnologica, e non solo.
Da un lato (Google): la genialità e la follia, l'estro dell'inventore e l'infinito flusso di idee (a volte senza controllo), una (quasi) completa assenza di guida dall'alto ma con la convinzione che sarà il tempo (cioè una sorta di selezione naturale guidata dagli utenti) a decretare il successo od insuccesso di un prodotto/servizio/tecnologia.
Metto le zampe ovunque: cadrò comunque in piedi.
Dall'altro (Apple): la metodicità e la programmazione, la decisione (imposizione) dall'alto, la coesione e lo studio maniacale nei minimi dettagli di quello che si è deciso essere il tragitto su cui guidare le persone.
Decido io con le mie regole la direzione, e faccio di tutto per rendere il percorso il più agevole possibile.
Due modalità (o, volendo, più di due) per affrontare problemi simili, con risultati chiaramente diversi, ma spesso equamente profittevoli.
Android vs iOS. Freemium vs Paid (e tutte le varianti nel mezzo). Servizi vs prodotti.
Chi guadagna seguendo determinate modalità e le amplia in ogni possibile scenario, traendo un po' di guadagno da tanti.
Chi crea nuovi canali (o perfeziona quelli già esistenti) per espandere le fonti di incasso sulla propria utenza, racimolando, quindi, tanto dai meno.
Chi vince? Chi perde?
Non è questo, forse, il punto. Piuttosto è: chi rimane?
Certamente entrambi, ma negli anni qualcosa è mutato: in questo 2014 Apple ha sicuramente dato ragione a Google, più che il contrario.
Il bello di tutto ciò è che, anche in questo caso, le visioni si sono mosse su strade dalla simile meta, ma comunque con tappe opposte: l'inclusione di Apple è aumentata a dismisura, ma l'espansione di Google non è stata da meno.
iPhone/iPad su iOS8, Apple Watch/Pay ed iMac/Mac mini su OSX Yosemite sono vicini l'un l'altro oggi più che mai. Continuità tra gli ambienti, funzionalità trasferite da una parte e dall'altra: nuovi modi per restare incastrati nello stesso ecosistema, nella speranza che nessuna pecorella scappi fuori dal gregge (sinceramente: senza cattiveria).
Androidwear, Androidtv/chromecast (recensione) ed Androidone (da una parte) per allargare sempre più il bacino di utenza, Material Design ChromeOS ed Android Lollipop (dall'altra) per creare un collante per tutto l'ambaradan di prodotti realizzati da/per/con Google ed i vari produttori che hanno abbracciato l'ecosistema di BigG. Nexus 6/9/Player, Google Glass e Chromebook Pixel per aiutare lo sviluppo e mostrare un tangibile avanzamento dei lavori.
Non è un caso se per Apple si parli di prodotti fisici o software, mentre per Google di ecosistemi, stili grafici o piattaforme. Questo è il loro modo di lavorare.
La differenza principale, forse, è proprio in quell'apporto che viene dall'esterno, che arriva dai produttori di terze parti: per Apple essi realizzano accessori di supporto (custodie, strumenti di vario tipo, software e così via), per Google, invece, creano dispositivi solitamente in diretta concorrenza tra loro (telefoni/tablet, hardware di ogni genere, etc) sfruttando i servizi e le piattaforme offerte.
È chiaro che ci sono tantissimi punti di contatto e tanti altri sono agli antipodi. Ma questo fa parte del gioco, ed ognuno, di volta in volta, valuta cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato.
Ed è proprio su questo che vorrei concentrarmi.
Con le ultime presentazioni, ormai le carte sono state tutte svelate: carte che ci indicano che il grande schermo è la strada da percorrere, sia per le richieste degli utenti (soprattutto dall'Asia, grande campo di battaglia del prossimo futuro), sia per creare l'esigenza dei wearables nei vecchi -e con pochi spazi di manovra- mercati occidentali.
Sì, perché dai, diciamocelo chiaramente: chi avrebbe bisogno di un dispositivo come l'Apple Watch od un qualsiasi device Androidwear (o magari dei google glass), senza la scomodità di dover tirare fuori (ah sì, perché ancora ci entra?) la nostra bella padella con antenna radio e funzioni smart?
Pensateci.
Dati alla mano:
- 2013:
- iPhone 5s/c (display da 4") vs Nexus 5 (display da 4.95", considerabile ancora tascabile)
- iPad mini retina (display da 7.9" e con lo stesso potente hardware dell'iPad air da 9.7") vs Nexus 7 (display da 7"). - 2014:
- iPhone 6/6+ (display tra i 4.7" ed i 5.5") vs Nexus 6 (display da 6"!)
- iPad mini retina di 2° gen identico in tutto e per tutto al modello dell'anno precedente, anche nell'ormai meno potente hardware decisamente inferiore a quello del nuovo iPad air vs Nexus 9 (display da 9").
Nell'ultimo anno i nostri arti superiori sono cresciuti a dismisura, giusto? O mi sono perso qualcosa?
Apple ha deciso di puntare sull'iPad da quasi 10" per quanto riguarda il mercato tablet, non rinnovando l'alternativa mini al fine di non cannibalizzare le vendite dei nuovi -e più grandi- iPhone.
E Google ha allargato la superficie del suo telefono -fino ai 6"-, ma anche quella del tablet (il modello da 10" non veniva aggiornato dal 2012 e comunque non aveva goduto della stessa diffusione della versione da 7").
Se nel 2013 un dispositivo come il pebble (recensione dello steel), inoltre, aveva un senso, poiché compagno discreto e con poche (ma mirate) funzionalità -chiaramente di nicchia-, a fine 2014, e soprattutto nel 2015, risulterà troppo limitato.
Uno smart-watch, probabilmente, diventerà necessario per poter gestire agevolmente tutte le operazioni quotidiane che vorremo imputare sul nostro phablet!
Ricapitolando:
- i mercati occidentali sono saturi ed i produttori devono spingere su nuove categorie di prodotto;
- i mercati medio-orientali chiedono da sempre display più grandi e non è un caso che produttori come Xiaomi, OnePlus con il suo one (recensione), Oppo, ZTE e tutti gli altri -nomi più o meno famosi- siano in prima linea con i loro prodotti "ingombranti";
- i mercati in via di sviluppo tendono a preferire un solo strumento possibilmente con uno schermo ampio, piuttosto che tanti dispositivi complementari.
Va da sé che wereables e phablet siano la strada scelta per coprire queste "esigenze".
Anche i device di fascia media e bassa sono "cresciuti", basti pensare ad un prodotto di successo, come il moto g (recensione), che nella seconda generazione è passato dai 4.5" ai 5" di display in men che non si dica.
A questo punto voglio concentrarmi sui primi due punti, visto che ho in programma di affrontare il terzo in futuro post.
Le soluzioni proposte da Apple e Google sono semplici, ignorando per un attimo il mercato tablet (che è comunque in declino da un po' di tempo proprio a causa della vendita di smart-phone con schermi più ampi).
iPhone 6/6+ più Apple Watch da un lato, phablet (che potrebbe essere il Nexus 6) accompagnato da un dispositivo Androidwear dall'altro.
La visione di Apple, secondo me è quella meno (con)vincente, per due motivi:
- l'iPhone 6 è un prodotto che già da solo basta per risolvere il problema schermo-più-grande: il display da 4.7", infatti, è più che sufficiente nel mondo iOS, visto che l'ecosistema che gli ruota attorno è stato negli anni pensato/studiato/realizzato per funzionare su display piccoli (3.5" - 4") e ci vorrà molto tempo prima che tutto si affini per una quarta dimensione (5.5");
- l'iPhone 6+ ad oggi non è né carne né pesce -come avevo già espresso nell'articolo dedicato all'Apple Keynote-: non ci sono funzioni specifiche per il polliciaggio superiore e, fondamentalmente, stiamo parlando di un iPhone ingrandito. Ma soprattutto non vi era alcun motivo particolare per forzare la realizzazione di un phablet, se non per puri scopi commerciali.
Tralascio il discorso chiusura dell'ecosistema poiché è anche uno dei punti cardine, e tra i motivi stessi del successo della piattaforma made in Cupertino.
Al contrario, trovo la proposta di Google più convincente perché:
- Android (il sistema operativo) è studiato fin dalla sua nascita per funzionare ovunque (sì, anche nei frigoriferi) e non c'è nulla di particolarmente eclatante, ormai, nel vedere schermi di qualsiasi dimensione e forma. Quindi perché no un Nexus 6 da 6"?
- Android (la piattaforma) è supportata da tantissimi produttori, i quali da anni cercano di rispondere alle esigenze del mercato (e più spesso di crearne nuove...).
Ma il compito di Google non è solo quello di sviluppare la piattaforma, quanto quello di fornire delle linee guida (sia lato software sia lato hardware) al fine di non creare troppa entropia. E Material Design e il Nexus 6 (ma tutta la serie nexus in generale) servono proprio a questo: tralasciando per un attimo il lato software, sono anni che abbiamo gli smart-phone, e Google con i vecchi nexus (One, S, Galaxy, 4 e 5) ha affidato ai vari produttori di turno (HTC, Samsung, LG) il compito di mostrare la direzione in cui muoversi per selezionare le componenti adatte per un'evoluzione controllata dell'ecosistema (processori, quantitativi RAM e memoria, sensori, fotocamere, display, e così via), lasciando comunque sempre la libertà di innovare ad ogni collaboratore (tornando al discorso della selezione naturale decisa dal pubblico degli utenti).
Da un po' il mercato, come abbiamo visto, sta chiedendo altro (schermi più grandi) e Google è dovuta intervenire (affidando il compito a Motorola) per mostrare come muoversi per la creazione di un phablet con i contro-zibedei. Di certo non destinato alla grande massa di pubblico.
Lato software, Lollipop ed il Material Design porteranno (si spera) quell'uniformità che da tempo manca nell'ecosistema di BigG, e, nel puro stile Google, lo faranno a più livelli, toccando telefoni, TV e automobili...
L'ultima versione di Android è la più grande di sempre, con oltre 5000 nuove API per gli sviluppatori ed una marea di nuove funzionalità che Google ha aggiunto (riprendendo molto spesso le ottime idee apportate nel corso del tempo dai singoli produttori facenti parte del consorzio).
E diciamocelo chiaramente, Lollipop è anche più interessante del semplice update 8 di iOS, che ha anch'esso portato tante nuove funzioni, ma niente di non già visto o, comunque, caratteristiche decisamente verticali all'interno dello steccato d'oro piantato da Apple.
L'unica cosa davvero interessante della quale però Apple non ha neppure fatto menzione durante l'ultimo incontro è l'Apple SIM, ma su questo argomento ci tornerò in futuro (forse :P)!
Ma, per me (:D), la cosa più interessante è che motorola ha già confermato l'arrivo dell'update ad Android 5.0 anche per il moto g!
Io, nel frattempo però, il mio lollipop l'ho già mangiato!
2h di duro lavoro, ma alla fine ho vinto io!
Queste erano le mie considerazioni su quello che è stato il 2014: un anno di passaggio rispetto al biennio 2012-2013, con pochissime rivoluzioni ma semplici evoluzioni delle piattaforme già ben consolidate nel mercato.
Una vaga ripresa del mercato dei computer fissi a discapito di quello dei tablet, ma sicuramente un'esplosione di display enormi con la creazione della necessità di companion per l'utilizzo degli stessi nella quotidianità.
Quello che ci aspetta nei prossimi mesi è ancora figlio di quel poco che è avvenuto quest'anno, anche se un mondo sotterraneo ed alternativo sta cercando di contrastare tutto ciò, e io non vedo l'ora di parlarvene!
A questo punto non resta che salutarci...
Perciò, a risentirci presto!