Ciao a tutti :D
...è già passato un anno! Questo significa che è nuovamente tempo di: I/O!
Anche per il 2015 le luci sulla vetrina annuale sul mondo Google sono state spente. E dopo qualche giorno di "digestione", eccomi qui a raccontarvi l'evento attraverso le mie impressioni/riflessioni personali.
Mi sto sempre più convincendo che il trascorrere dei giorni ormai non sia più classificabile con i vecchi vocaboli di "passato", "presente" e "futuro".
O meglio, i termini possono essere ancora utilizzati, ma il valore che occorre associar loro deve avere un significato temporale differente.
Il passato riguarda tutto quello che c'era fino a ieri, le tecnologie non più in uso o che stanno per essere soppiantate dal nuovo; il presente spazia dalla data odierna fino ai mesi a venire; ed il futuro, incerto e competitivo, tende sempre più a collassare sul presente.
Visto che del passato ve ne ho parlato appunto un anno fa (:P), è del presente e del futuro che voglio ora occuparmi.
Ma oggi sarà il turno del solo "presente".
Aspettatevi prossimamente un secondo appuntamento sulle novità del Google I/O 2015, per disquisire del futuro che verrà. EDIT: qui!
Si comincia!
Il 28 maggio a San Francisco, Google ha aperto le danze sulla due-giorni dedicata al proprio mondo. Mondo che ormai spazia praticamente in ogni ambito: dal software per dispositivi elettronici alla medicina, dalle automobili all'energia. Risulta davvero difficile raccapezzarsi nelle migliaia di attività che BigG porta avanti (e spesso lascia indietro).
Ma la conferenza al Moscone Center era dedicata agli sviluppatori, e molte tematiche non sono ovviamente state trattate.
"Il software sta divorando il mondo"Lo sosteneva qualche anno fa Marc Andreessen (co-fondatore di Netscape). Ed oggi quell'affermazione è più vera che mai: non solo le nostre vite, ma anche le scelte che facciamo ogni giorno e l'economia stessa che le influenza dipendono da software e computer.
E lo sa benissimo Google che ha deciso di iniziare il keynote di presentazione dell'evento con un cortometraggio (non molto "corto" a dire il vero :D) che esalta proprio la figura dello sviluppatore.
Arrivati sulla Terra dopo un lunghissimo viaggio nello spazio, inizia un percorso terrestre all'insegna dei servizi più famosi del gigante americano. Ma il nostro eroe sviluppatore, dopo essere salito su una vettura Uber, rimane bloccato nel traffico a causa di un malfunzionamento nell'orologio che scandisce il count-down per l'inizio del Google I/O. Il prode salvatore, sfidando ogni pericolo, riuscirà a correggere il bug all'interno del codice JavaScript che richiama il servizio Maps (vi è una "," al posto di un ";") e si può dare il via alle danze!
Un accenno al futuro e a come l'HTML5 (e compagnia bella) muoverà completamente tutto il mondo tecnologico (e quindi di conseguenza quello reale) che ci circonda.
Di seguito il video completo dell'evento:
Come dicevo, le tematiche trattate possono essere classificate temporalmente in quello che ci si aspetta nel presente e quello che arriverà nel futuro.
E durante il keynote di apertura si è parlato principalmente delle prime. Tutto quello che tralascerò nell'articolo sarà oggetto della prossima puntata.
Google vuole portare Android ovunque: entro il 2020 gli utenti di dispositivi touch evoluti supereranno i 6 miliardi. Ed ovviamente BigG vorrà accaparrarsene il maggior numero possibile. Oggi i più grandi servizi di Google contano ognuno più di 1 miliardo di utenti: la strada è ancora lunga!
Per arrivare all'agognata meta, a Mountain View stanno, come vedremo, cercando di semplificare il computing nella sua complessità globale; ma allo stesso tempo stanno cercando il pieno supporto dagli attori di terze parti: gli sviluppatori.
Ed effettivamente la maggior parte dell'evento può essere letto proprio in chiave "creazione di applicazioni migliori".
Altro punto fondamentale è la morte definitiva del sistema operativo del robottino verde così come siamo stati abituati a conoscerlo fino a poco tempo fa.
Già al Google I/O 2014 era chiara la direzione ma, con le novità introdotte quest'anno, Google si sta assicurando sempre più il pieno controllo sull'intera piattaforma.
Android M
Parte più importante dell'interno keynote, nonché più attesa e di cui si conosceva già qualcosa, è stata l'anticipazione di quelle che saranno le novità in arrivo con la futura versione M (forse Milkshake?) del sistema operativo di Google.
BigG ufficializza quindi un nuovo ramo, che sarà ultimato a fine estate (intanto è possibile testare la Developer Preview per Nexus 5, 6, 7, 9 e Player, qui alcuni screenshot e qui una comparativa con Lollipop), e conferma l'intenzione di lavorare a singole e grandi release annuali (esattamente come fa Apple con i suoi sistemi operativi) a differenza del caotico ciclo di vita degli anni passati.
M porterà diverse novità, ma sarà incentrato principalmente sull'esperienza utente: nessuno stravolgimento della UI che, anzi, sarà spinta ancora con più convinzione sul Material Design, ed arriveranno tante funzioni pensate per migliorare l'uso di tutti i giorni.
Elencare ed analizzare tutti i punti su cui si è concentrato lo sviluppo dell'ultimo anno è impossibile e forse anche un po' inutile (ma se volete lì ci sono i link :D). Per questo motivo anche durante la presentazione ufficiale ci si è limitati a 6 macro categorie: App Permission, esperienza Web, Links tra le app, Pagamenti in mobilità, supporto ai sensori di riconoscimento delle Impronte Digitali, e migliorie nel reparto energetico.
App Permission. Per quanto riguarda le applicazioni, FINALMENTE sarà possibile centellinare app per app gli accessi che le stesse possono fare ai vari sensori presenti sul telefono (es. Camera, Microfono, e così via). Sarà possibile limitare sia le applicazioni scritte per Android M (che sapranno gestire eventuali mancanze di permessi) sia le app più vecchie (con però nessuna garanzia sull'effettivo successivo funzionamento delle stesse). Questa funzionalità è perciò in qualche modo retrocompatibile con le app che non saranno aggiornate. Il controllo sui permessi sarà richiesto all'utente quando la specifica app farà richiesta dello specifico sensore, ed in più dalle impostazioni di sistema sarà possibile controllare "app per app" oppure "sensore per sensore" chi ha il permesso di fare cosa.
Web Experience. Chrome all'ennesima potenza: il browser di Google è stato potenziato e potrà essere richiamato direttamente dalle applicazioni. In questo modo esse non dovranno più lavorare internamente con le WebView nel qual caso necessitino di visualizzare contenuti dal web, ma potranno instanziare un Custom Tab di Chrome affinché si "occupi lui" di fare il lavoro sporco. Questa funzione ha almeno due benefici: il primo è che trattandosi di tab reali del browser da esso ne erediteranno tutte le funzioni offerte (come il salvataggio dei dati inseriti dall'utente, l'auto-completamento di eventuali campi di testo, e così via). Ed il secondo è che tali Custom Tab potranno essere programmati dallo sviluppatore il quale potrà personalizzarli aggiungendo loro azioni su schermo, cambiandone colori e quant'altro.
App Links. Una delle potenzialità di Android fino dalla versione 1.0 del sistema è la capacità di far dialogare tra loro le applicazioni, scatenando gli intent. Quello che accade oggi però è che appena viene richiamata una azione, viene chiesto all'utente di scegliere tra una lista (potenzialmente lunghissima) con quale applicazione consumare quell'intenzione. Con M gli sviluppatori potranno certificare autonomamente (in SHA-256) le proprie app in modo che siano scelte come preferite per la risposta a determinate chiamate.
Es. Clicco su un link ad un tweet presente in una email: fino a Lollipop all'utente viene presentato un box di scelta con una serie di voci tra cui l'app di Twitter (se installata), il browser o eventuali altre applicazioni capaci di interpretare il comando; con M, invece, se l'app di Twitter è installata essa potrà auto-certificarsi in modo da evitare ogni volta che l'utente ne accetti l'uso.
Ma la cosa più interessante di tutte è che il tasto back a video (quello presente in alto a sinistra) a questo punto permetterà di tornare all'applicazione da cui si è partiti, cosa prima non possibile. E con questa modalità di interazione si potranno creare dei veri e propri flussi di lavoro non solo all'interno di applicazioni singole come accade oggi, ma tra tutte le applicazioni installate sul device.
Mobile Payments. Ampiamente anticipato, Android Pay sarà il nuovo sistema di pagamento ufficiale per il mondo del robottino verde. Il 2015 sarà l'anno dei pagamenti in mobilità (e veramente in tanti ci si stanno buttando su, anche con soluzioni avveniristiche): il contante dovrà sparire e Google non poteva ovviamente rimanerne fuori.
In realtà BigG è stata una delle prime a scommettere in questa direzione, e anni fa introduceva Google Wallet. Il sistema non prese mai piede ed oggi è stato in qualche modo inglobato, incorporato (o forse no?, grandi cambiamenti in arrivo) nel nuovo servizio.
Pay sarà compatibile con tutte le versione Android a partire da Kit Kat in su, grazie al supporto per i chip NFC, e da M potrà sfruttare anche i sensori per le impronte digitali. I maggiori nomi dietro il mondo delle carte di credito sono ovviamente partner dell'iniziativa.
Qui un piccolo demo del funzionamento di Android Pay.
Fingerprint Support. Con M giungerà anche un supporto unificato ai sensori per le impronte digitali: fino ad oggi, infatti, vari produttori hanno integrato la propria implementazione, ma con la nuova release sarà Android stesso a standardizzarne l'utilizzo. Le nuove API messe a disposizione dalla piattaforma permetteranno di fare essenzialmente tre cose: i sopracitati pagamenti (nei negozi, in-app e sul Play Store), sbloccare il telefono al riconoscimento della nostra impronta digitale, e sarà possibile per gli sviluppatori di terze parti farne uso all'interno delle proprie app senza limiti per la fantasia.
Power & Charging. La gestione dei consumi in Android ha sempre fatto un po' schifo, diciamoci la verità... Per questo motivo, ancora una volta, gli ingegneri di Google hanno cercato di trovare una soluzione alle inefficienze del robottino verde con due nuovi temi: Doze e Quick Charging.
Il primo, Doze, non è altro che una nuova modalità di gestione dei tempi di inattività del nostro dispositivo: quando esso è immobile per lungo tempo, ad esempio in standby quando dormiamo, il sistema grazie all'ausilio dei vari accelerometro, giroscopio e quant'altro capirà che il telefono non è in uso e automaticamente andrà a freezare tutte le attività non core, riattivandosi solo in caso di necessità. Il team di sviluppo ha affermato che, confrontando un Nexus 9 con Lollipop ed un Nexus 9 con M, la carica della batteria del secondo è durata esattamente il doppio. Ovviamente i device erano in standby, quindi non aspettiamoci miracoli, ma qualche beneficio ci sarà.
Il secondo punto riguarda il supporto nativo alla ricarica veloce che non dovrà più essere implementata dai vari produttori, e prometterà tempi di ricarica più rapidi per i terminali che supportano questa modalità. Inoltre con M ci sarà il supporto all'USB Type-C.
Altre funzioni che sono state accennate riguardano un nuovo gestore del "copia e incolla" più intelligente, i nuovi controlli per il volume, il nuovo menù di condivisione che mostrerà per primi i contatti più frequenti. Ci sarà, poi, il supporto per display con risoluzione 4K, e tante tante altre chicche qui e lì.
Se siete interessati a tutte queste piccole features che arriveranno, segnalo il lavoro di ricerca che sta facendo AndroidPolice sulle Developer Preview, e qualche dettaglio speculativo da ArsTechnica su funzioni assolutamente non annunciate (ma presenti -in parte- lato codice) che potrebbero arrivare (o anche no).
Di seguito un video su 20+ delle nuove funzioni:
L'interminabile chiacchierata su M si è protratta ovviamente per quasi le intere 2 ore del keynote, ma c'è stato spazio anche molto altro.
Nuovi servizi, e nuove funzionalità anche per le altre piattaforme di Google.
Androidwear
Grande spazio è stato dato all'incarnazione del robottino verde per dispositivi wearable, Androidwear: oggi ci sono ben 7 orologi tra cui scegliere, con una infinità di combinazioni tra braccialetti, facce ed applicazioni da installare.
Una cosa su cui, spesso, i vari speakers hanno posto l'attenzione è la scalabilità della piattaforma Android: sia per gli smart-phone, che per i tablet, ma anche per i dispositivi wearable, auto e TV si è partiti da uno o due device, ma oggi per ogni categoria si contano tanti tanti partner e tantissime proposte.
"If you can dream it, you can build it" And we all know what happens if you build it, don't we? #GoogleIO2015
Per la piattaforma wearable, Google si è concentrata su alcuni aspetti principali, che arriveranno nelle prossime settimane come quarto update di sistema:
Always-on apps. Sarà possibile, per gli sviluppatori, fare in modo che le applicazioni rimangano sempre attive durante il loro utilizzo: quando non toccheremo lo schermo o non interagiremo con l'app specifica, lo schermo entrerà in una modalità bianco e nero e di risparmio energetico, ma continuerà a mostrare informazioni a video.
WiFi. Funzionalità già in rollout per alcuni modelli. Assieme al supporto GPS e alla Offline Music, il supporto al WiFi permetterà di rendere gli smart-watch dispositivi ancor più stand-alone.
New Launcher. L'interfaccia utente (finora un po' caotica) è stata riorganizzata in modo da garantire la stessa esperienza d'uso ad ogni livello.
Emoji recognizer. Sarà possibile disegnare sullo schermo in modo che il sistema identifichi il nostro schizzo con una emoticon ed il risultato dell'azione potrà essere inviato ad un contatto.
Wrist gesture. Attraverso dei "colpetti" con il nostro polso ci si potrà muovere all'interno di liste ed in generale nell'interfaccia senza dover necessariamente toccare il display con le dita.
Queste le novità principali, non mancheranno sicuramente tante piccole funzioni da scoprire al momento del rilascio dell'update definitivo.
Al momento rimango sempre un po' perplesso su Androidwear: non mi ha colpito particolarmente e per quanto molte funzionalità siano sfiziose o volendo anche utili, ci sono grossi limiti che non riesco a digerire.
La piattaforma hardware richiesta è troppo esosa di risorse: non è possibile dover ricaricare un dannato orologio su base giornaliera! :| (stesso problema di cui soffre anche l'Apple Watch).
Inoltre, il funzionamento di tutta la UI rimane in qualche modo macchinoso e decisamente ancorato a paradigmi "vecchi" utilizzati nel mondo dei computer e ancora, purtroppo, degli smart-phone.
Da questo punto di vista apprezzo molto più il concetto di Timeline proposto da Pebble, che cerca di mostrare i dati recuperati da notifiche ed applicazioni in modo aggregato od ordinato nel tempo, piuttosto che costringerci a navigare "app per app" per capire cos'è successo.
Vedremo come andrà a finire...
Google Now, Google Photos e Google+
Servizi, servizi e ancora servizi: la morte del robottino verde, la rinascita di Google come guida allo sviluppo del suo ecosistema.
Google, come anticipato, fa tantissime cose: ogni giorno, o quasi, annuncia nuovi progetti, lancia nuovi servizi e sperimenta in ogni direzione. Ma una cosa che ha sempre fatto fin dalle origini (anzi lo scopo stesso della sua creazione) è l'organizzazione delle informazioni.
L'ossessione nel cercare di interpretare digitalmente il mondo che ci circonda e di catalogarlo e renderlo ricercabile da ogni dispositivo ha portato BigG a realizzare reti neurali in grado di capire, ragionando a livelli, analizzando testi, immagini o la nostra voce.
E parlando di voce, nel corso degli anni la capacità di interpretare il linguaggio umano è migliorata notevolmente: oggi la probabilità di sbagliare è solo dell'8% (nel 2013 era del 23%)!
Un risultato strabiliante, ed il bello è che Google in questo campo già oggi non ha praticamente rivali, e continua a perfezionarsi.
Quelle stesse reti neurali danno vita al Knowledge Graph, il cuore pulsante che analizza le immense banche dati di Google e ci fornisce risposte a domande espresse con il linguaggio naturale.
Ma tali reti sono anche alla base di due dei servizi di cui si è parlato durante il keynote: Google Now e Google Photos.
Il primo dei due è un servizio già noto (lanciato con KitKat), e che è utilizzato giornalmente -volontariamente oppure no- da tantissimi utenti.
Con Android M questo servizio farà un salto anni luce avanti rispetto alla concorrenza: ecco Now on Tap!
L'idea era quella di analizzare il contesto in cui l'utente si trova, capire la domanda e dare una risposta in grado di aiutare l'utente, ma anche di anticiparne le mosse.
In questo modo è nata l'evoluzione dell'assistente di BigG che è sicuramente una delle cose più fighe mostrate sul palco dell'I/O e probabilmente una delle più intriganti da anni in Android (e non solo!).
"Your smartphone ought to be smarter" #io15Grazie all'uso delle nuove Assistant API, Google Now (ma anche prodotti di terze parti se lo vogliamo) sarà in grado di leggere -letteralmente- ciò che è presente sullo schermo del nostro dispositivo, analizzarlo e fornirci azioni legate al contesto.
Un esempio spiega meglio di ogni possibile giro di parole: riceviamo una email, un messaggio o una chat da un nostro contatto che ci chiede di andare a vedere un determinato film al cinema oppure di acquistare un determinato prodotto. Fino a Lollipop (o con qualsiasi altro sistema operativo) dovremmo uscire dall'app in uso, cercare la rispettiva applicazione che ci possa dare informazioni aggiuntive (es: il trailer del film o un'app che ci permetta di prenotare un tavolo in un ristorante o, ancora, il calendario per aggiungere l'appuntamento, etc).
Con M tutto ciò non sarà più necessario: un semplice tap prolungato sul tasto home attiverà Now on Tap. Esso analizzerà il contesto e automaticamente ci presenterà alcune schede a video con eventuali informazioni sul film proposto con tanto di voto della critica, o anche il link rapido ad info dettagliate su IMDB, al suo trailer su YouTube oppure altre applicazioni coerenti. E lo stesso per gli altri scenari su indicati.
Tutto senza dover minimamente uscire dall'applicazione in uso.
Come ogni servizio di Google, anche in questo caso BigG ne approfitterà per "farsi bellamente gli affaracci nostri", entrando ancor più nel vivo della nostra vita. Ma sarà lì in ascolto solo al nostro richiamo e solo se lo vorremmo.
Qui un hands-on sulla funzionalità e di seguito un video girato direttamente all'evento:
Il secondo servizio, questa volta lanciato proprio in occasione del Google I/O, è Photos.
Google Photos nasce come costola di Google+, forse una delle funzionalità più riuscite del social network di BigG, ed ora è diventato un servizio a sé.
Le caratteristiche principali possono essere categorizzate in funzioni esclusive e possibilità illimitate. Partendo subito da quest'ultime, il servizio è già disponibile per tutti gli utenti con un account Google, è completamente gratuito e dà spazio illimitato di archiviazione nel cloud per qualsiasi foto (fino a 16 mpx senza compressione) e video (sì, anche loro nonostante il nome del servizio stesso, fino a 1080p senza compressione)!
Svolta epocale.
Se non bastassero queste due caratteristiche davvero sensazionali (non ci sono attualmente rivali in grado di eguagliare l'offerta), sono le funzioni esclusive il vero punto di forza.
Ogni giorno vengono scattate biliardi di fotografie, ed i servizi di cloud storage (come appunto Google Photos) permettono di avere un backup di tutta la nostra intera collezione.
Ma l'accumulo incontrollato e incontrastato di tali riprese ne rende anche difficoltosa la ricerca e diminuisce il desiderio stesso di andare a rivivere quei momenti.
Per questo motivo in Google hanno sfruttato la potenza delle loro reti neurali per aiutare a catalogare in modo completamente automatico tutte le nostre fotografie: sì, Photos sarà in grado di permettervi di cercare una specifica (o più di una) foto tramite la descrizione del suo contenuto e, sì, Photos sarà in grado di mostrarvi tutte le foto di una determinata persona, senza che l'utente abbia mai inserito tag o associato contenuti tra loro.
Es. è possibile scrivere nel campo di ricerca parole come "fiore", "temporale", "frutta" o qualsiasi altro termine, ed automaticamente ci verranno mostrati i nostri scatti coerenti con tale richiesta.
Inoltre, ereditando le funzionalità già presenti nel vecchio Google+ Photos, sarà possibile avere le Storie (album di foto creati automaticamente in base al periodo e alla posizione geografica degli scatti, con tanto di informazioni aggiuntive sui luoghi), video collage creati sempre in autonomia con il riassunto di una serie di scatti, e tantissime altre opzioni.
Tutti gli scatti sono tenuti privati e al "sicuro" nella nuvola, ma sarà anche possibile condividerli con facilità con i nostri contatti, inviando loro link rapidi a raccolte temporanee che saranno generate automaticamente e condivise solo con loro. I destinatari potranno poi a loro volta salvare sul proprio Photos le foto ricevute.
Per facilitare allora la condivisione di più foto è stata studiata una comoda gesture di selezione multipla: facendo scorrere il nostro dito sullo schermo (esattamente come fosse il puntatore di un mouse) tutte le foto che ricadranno sotto il passaggio del polpastrello verranno automaticamente selezionate in un solo colpo.
Google tenta, quindi, anche l'introduzione di nuovi gesti, e non mi dispiacerebbe vedere qualche altro esperimento qui e lì.
Now on Tap e Google Photos sono sicuramente due degli annunci più importanti e "di peso" fatti da Google durante l'I/O 2015.
Horowitz says: "Google+ will be changing." ... "There's a renaissance in the thinking of what Google+ is and what it is for." #io15Ma se la funzione Photos è stata separata da Google+, ed essendone anche una tra le più utilizzate, che fine farà il social network?
In realtà sono previsti grandi cambiamenti, ma ancora non è chiaro dove Google voglia andare a parare... BigG ci sta ancora lavorando su.
Velocissimo accenno ad Inbox by Gmail, il nuovo modo di "vivere" la posta elettronica, che esce dalla fase ad inviti e diventa disponibile per tutti.
Android One & Offline
Sono diversi mesi che è ormai chiaro che negli anni a venire i mercati di punta per tutti i grandi player del settore tecnologico saranno i BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
Al mondo ci sono più di 7 miliardi di persone, e solo una piccolissima frazione di queste ha accesso ad uno smart-phone o addirittura ad Internet stesso. L'obiettivo di Google è ovviamente quello di raggiungere il più grande numero di utenti possibile su scala mondiale.
I "vecchi continenti", come Europa ed America, non danno molti spazi di manovra, per lo meno non nell'immediato: le proporzioni sono ormai ben definite, e per eventuali cambiamenti occorre tempo.
La crescita dei BRICS, al contrario, sembra invece inarrestabile: ma in questi paesi -seppur in esplosione- connessioni scadenti e povertà della maggior parte della popolazione non permettono l'utilizzo di device e servizi così come li conosciamo in Occidente.
Un anno fa Google presentava il progetto Android One con lo scopo di raggiungere proprio quelle popolazioni (per lo meno il prossimo miliardo di utenti che si sta affacciando alle nuove tecnologie), lanciando una serie di device a costo contenuto ma con garanzia di aggiornamenti software per almeno 2 anni.
L'iniziativa non è stata tra le più riuscite, ma BigG ha comunque continuato a stipulare accordi con produttori e carrier telefonici raggiungendo altri mercati come il Bangladesh, la Turchia, l'Indonesia, il Nepal, le Filippine, lo Sri Lanka ed in generale il Sud dell'Asia.
Se da una parte, quindi, il problema del costo dei device è stato in qualche modo affrontato, rimaneva irrisolta la difficoltà più grande di tutte: il costo elevato (spesso non ci sono piani flat) con scarsa copertura della connettività dati (niente 4G e spesso neppure 3G).
Tralasciando alcuni progetti avveniristici su cui sta lavorando BigG -e su cui tornerò nel prossimo articolo-, Google ha cercato di affrontare anche questa problematica.
Search, Chrome, YouTube e Maps, i quattro servizi/prodotti di punta di Google sono stati potenziati con funzionalità davvero interessanti. Ma solo nei 13 paesi pilota del progetto.
Search. Il motore di ricerca più famoso al mondo sarà capace di adattarsi alla velocità di connessione fornendo risultati semplificati e più rapidi da consultare (fino a quattro volte) in caso di scarsa connettività.
Chrome. Sarà più leggero così da occupare molto meno spazio in memoria (80MB in meno in RAM). Con l'accoppiata compressione e riduzione dei dati inviati (80% in meno), l'utente potrà navigare in siti "corposi" in cui saranno automaticamente rimossi i contenuti che pesano di più e che fanno consumare tanti dati.
YouTube. Permetterà di salvare offline i video in modo che l'utente potrà usufruirne (entro 48h) anche in assenza di copertura dati.
Maps. Arriveranno le mappe completamente offline, con tanto di punti di interesse, informazioni stradali e navigazione turn-by-turn!
Chromebook & Chromecast
Il mondo ChromeOS è stato toccato "di striscio": principalmente sono stati forniti i dati di diffusione della piattaforma Chromebook (più di 10 milioni di pezzi venduti) e del Chromecast (più di 17 milioni venduti e 20.000 applicazioni compatibili!).
Numeri davvero interessanti!
La novità più importante, però, è tutta dedicata al piccolo dongle multimediale, del resto esso è stato uno dei prodotti più ricercati e venduti durante il 2014, ed ha permesso, ad esempio, di aumentare i minuti spesi dagli utenti su YouTube ed altri servizi di Google.
Nuove API in arrivo permetteranno di creare code di video, mandandoli in esecuzione automaticamente al loro termine. Questa funzionalità era già presente nelle app YouTube e Netflix per il Chromecast, ma con l'apertura agli sviluppatori anche altre applicazioni potranno sfruttare le stesse potenzialità.
Inoltre, un set delle nuove API sarà dedicato completamente ai videogiochi: sarà possibile realizzare con molta più facilità giochi che sfruttino il device come controller di input e lo schermo per l'output visivo, e ci sarà parecchio supporto per il multiplayer.
Le stesse API arriveranno sia per Android che iOS e permetteranno, inoltre, di realizzare anche applicazioni non necessariamente ludiche ma sempre basate sul concetto di telefono come input per il TV.
E io non vedo l'ora di vedere cosa ne salterà fuori!
Material Design
Di Material Design in realtà non si è parlato direttamente nel keynote di presentazione, ma Matias Duarte ha tenuto uno speech personale proprio sull'argomento (qui un breve recap).
Ho deciso di inserirlo perché, ormai, esso è una realtà consolidata, di successo e ampiamente apprezzata.
E quello di cui si è parlato è stato principalmente una estensione del grande lavoro già svolto fin qui dai designer di Google.
Per prima cosa il sito Google Design, casa di tutte le risorse per il design secondo i canoni Material, è stato completamente ridisegnato.
Poi è stato spiegato nel dettaglio come è nato questo stile, a cosa si ispira, e qui di seguito uno dei tanto piccoli video dimostrativi:
Uno degli annunci più rilevanti è stato quello della Android Design Support Library che permetterà di portare i dettami del nuovo stile sul robottino verde addirittura a partire dall'incarnazione 2.1 (Eclair) di Android!
BigG ha esteso le linee guida per il Material Design anche per Androidtv (di cui si è parlato decisamente poco durante il keynote), Androidauto (anch'esso solamente citato) e Cardboard.
Google adora anche scherzare e l'ultima trovata simpatica è stato sicuramente il Material Design Award e relativo Showcase: sono state premiate simbolicamente le 18 migliori applicazioni (ormai più di 200.000 già aggiornate) che sfruttano proprio il neonato stile.
Developers, Play Store & Play Services, Nanodegree
Come dicevo in apertura, il Google I/O è da sempre il punto di incontro tra Google e la comunità di sviluppatori. E per questo motivo tutti gli speech e gran parte del keynote di apertura sono rivolti ogni anno proprio a loro.
Anche questa volta sul palco non sono mancate presentazioni di nuove funzioni e servizi dedicati esclusivamente agli sviluppatori. Che poi potranno sfruttarli per realizzare nuove e migliori applicazioni di cui gli utenti finali potranno godere.
I due annunci più importanti in questo ambito sono stati l'arrivo della versione 1.3 dell'Android Studio, la suite che aiuta i developer nella creazione di applicazioni per Android (qui il changelog), ed il rilascio della versione 1.0 di Polymer.
Polymer è un toolkit pensato per facilitare lo sviluppo di web-app che abbiano una esperienza d'uso elevata, accostabile a quella di applicazioni native.
Quando raccontavo del cortometraggio di apertura dell'I/O, ho sottolineato l'omaggio di Google all'HTML5 e a come quest'ultimo guiderà il futuro dello sviluppo. Polymer ne faciliterà ancor di più la diffusione, e l'arrivo della versione 1.0 ne è la prima tappa.
Ampio focus è stato dato anche alla piattaforma Cloud di Google (ed ai vari tools messi a disposizione, come il Cloud Test Lab) che permette di estendere le potenzialità delle applicazioni. Ad esempio il servizio di Cloud Messaging dà la possibilità di inviare messaggi push ai client di un determinato servizio.
GCM è alla base del servizio di notifiche di Android (a meno che lo sviluppatore di turno abbia usato un altro servizio simile), ma ora esso arriverà anche su iOS! In questo modo chi sviluppa applicazioni per le due piattaforme potrà utilizzare un solo protocollo per entrambi i sistemi.
Rimanendo in tema notifiche push, anche per Chrome e Gmail si è lavorato per estenderne le API. Il primo potrà notificare l'utente di nuovi messaggi per quei siti web che fanno uso delle Notification API dell'HTML5, ed il secondo estenderà ai client di terze parti la segnalazione in push di nuove email.
Anche i Play Services godranno di nuove API: Play Games ad esempio, ma in generale tutta la suite di servizi con il futuro update 7.5.
Tantissime nuove features arriveranno anche per la promozione delle applicazioni, analytics e admob, test A/B per le pagine delle app sullo store, ed anche un sistema di inviti personalizzato per provare le app.
Google ha stretto un accordo con Udacity, attraverso il quale saranno erogati dei corsi della durata variabile dai 6 ai 9 mesi (a 200$/mese). Tali corsi prendono il nome di Nanodegree e aiuteranno gli sviluppatori ad apprendere i concetti più importanti (o approfonditi) del mondo di Android.
E trattandosi di mini-lauree, al termine del corso lo studente avrà un attestato che essenzialmente lo qualificherà come un programmatore esperto del mondo del robottino verde.
Difficilmente questo tipo di corsi avrà una valenza legale, per lo meno da queste parti. Ma almeno in America, dove generalmente si guarda più al sodo che alle chiacchiere, una persona con tale titolo potrà essere assunta -e senza troppi problemi- da una azienda con una qualifica riconosciuta di sviluppatore Android.
Insomma, un marasma di novità che delizieranno gli sviluppatori (qui un riassunto dettagliato), e non solo del robottino verde.
Ho accennato a nuove possibilità di personalizzare le pagine delle proprie applicazioni sul Play Store. Ma lo store di Google sarà graziato di nuove funzioni anche per gli utenti finali (che ormai hanno superato il miliardo).
Principalmente saranno aggiunti filtri per trovare con più facilità i contenuti (che siano libri, applicazioni, film, giochi o musica) dedicati ai più piccoli e allo stesso tempo nascondere quelli a loro vietati (trovate le maggiori funzioni che saranno presenti qui).
Wrap Up!
OK mi sono dilungato troppo anche questa volta :D
Chiedo venia!
Ma di cose da dire ce n'erano veramente tante, e molte altre ancora non le ho trattate.
Sundar Pichai è l'uomo che guida i prodotti più di successo di Google (Chrome, Android e Google Apps), ed è stato colui che ha tenuto il filo di tutto il keynote di apertura, lasciando di volta in volta lo spazio ai rispettivi project leader.
Quello che mi è rimasto impresso delle varie disquisizioni è esattamente quello che Pichai vuole per Google e da Google stessa: la voglia di portare Android ovunque e la democratizzazione di servizi ed accesso ad Internet.
E questi concetti saranno ancora più chiari soprattutto con il secondo articolo che pubblicherò nei prossimi giorni.
Android è oggi quello che Windows è stato per i PC qualche anno fa: il focus si è spostato sui dispositivi touch e Google al momento domina in solitaria.
BigG, in più, sta abbracciando al 100% iOS come secondo ecosistema in cui espandere le proprie mire. Qualsiasi app, soluzione, sistema o proposta annunciata sul palco dell'I/O ha visto due destinatari: Android ed iOS, anche per mano degli stessi sviluppatori grazie a tutta le suite di servizi messa loro a disposizione, e compatibili con entrambe le piattaforme.
Google Photos, Google Now (almeno in parte), Cardboard (di cui vi parlerò presto) e GCM sono l'esempio lampante di come a Mountain View mirino a raggiungere il più elevato numero possibile di utenti su cui guadagnare indirettamente (visto che praticamente qualsiasi servizio offerto da Google è gratuito). Indirettamente tramite la pubblicità sempre più mirata, che riesce a diventare "perfetta e su misura" per ogni utente, grazie alla potenza di calcolo delle reti neurali più evolute al mondo; le quali pensano ed elaborano negli sconfinati centri di calcolo del gigante americano.
Un tempo il futuro era il web ed Internet, poi quel futuro è arrivato. E con esso Google ed il cloud.
Ora il futuro è mettere insieme tutti i pezzi (PC, dispositivi touch e wereable con l'IoT) e guidarli con uno strato software comune, in modo da portare su quel cloud quante più informazioni possibili.
E Google è ad oggi l'azienda più quotata per riuscirci. Forse.
Prima di chiudere vi lascio un po' di link ad altri articoli riepilogativi dell'evento, redatti da chi era presente fisicamente:
- The Next Web: http://thenextweb.com/google/2015/05/28/everything-google-announced-at-google-io-2015-in-one-handy-list/
- PhoneArena: http://www.phonearena.com/news/Google-IO-day-1-recap-and-pictures-from-around-the-conference_id69825
- AndroidHeadlines: http://www.androidheadlines.com/2015/05/google-io-2015-day-1-wrap.html
E ad un simpatico video riepilogo di Android Authority:
In attesa della prossima puntata (EDIT: qui!), a voi cosa è rimasto maggiormente impresso?
A presto!