13 luglio 2015

Tu sei ciò che ami, non ciò che ama te (cit.)


Pochi giorni or sono ero di ritorno da una forse-troppo-breve-settimana di ferie in Europa :P

Mentre mi trovavo in volo verso l'Italia, una ragazzina seduta qualche posto dietro al mio ingannava il tempo fotografandosi con il cellulare.

Ho cominciato ad interrogarmi cercando di capire cosa possa spingere le persone (soprattutto i più giovani) a -letteralmente- tartassarsi di autoscatti.

Del resto, ancora riflettendo, mi è balzato subito alla mente il ricordo di diverse persone intente a farsi ritrarre o ad auto-ritrarsi qui e lì in giro. E pensando all'evoluzione tecnologica e alla spinta delle mode ho, tra me e me, un po' giustificato il tutto.

Beh, tornato in patria mi è tornata la pulce sulla questione ed ho deciso di investigare di più in merito.

Devo dire che sono usciti fuori diversi punti, secondo me, interessanti e forse inquietanti!

È solo vanità?

Tanto per cominciare cos'è che spinge le persone a fotografarsi o a farsi fotografare da terzi? Perché si ha questa necessità o desiderio?

Riflettendo su queste ed altre domande similari mi è da subito parso evidente che il puro narcisismo non può spiegare un fenomeno così esteso e che guadagna con costanza nuovi seguaci.
Deve esserci anche dell'altro.

L'evoluzione tecnologica, la nascita e diffusione dei social network, l'ampliarsi della propria rete di contatti, e l'esplosione di possibilità sempre più immediate e dirette per relazionarsi con il nostro prossimo sono alcuni dei punti cardine di tutto ciò.

Nel solo ultimo anni si è scattato un numero di foto maggiore di quello sommato di tutte le immagini catturate negli anni precedenti, e sicuramente molte di esse erano autoscatti o foto scattate a sé stessi.

Motivazioni?
Una foto sexy per il partner (o non), mostrarsi in un determinato luogo agli-o-con-gli amici (e non), e la necessità di presentarci agli altri sempre e costantemente nel nostro aspetto migliore (oppure no): sempre più belli o sempre più "divertenti", sempre più felici e/o spensierati, o anche sempre più intriganti.

Alcune delle spiegazioni più comuni.



Che cos'è un selfie?

Qui la risposta è meno ovvia di quello che si potrebbe pensare: un selfie, generalmente, è una foto scattata a noi stessi. Ma sembrerebbe che tale definizione non sia completa.

Quanto conta chi ha scattato la foto, come essa sia stata scattata, perché è stato fatto, dove e quando?

Se il fattore temporale e quello spaziale non sembrerebbero importanti (e possiamo, per completare la definizione, trascurare il motivo), il chi ed il come invece dovrebbero essere impiegati per spiegare il fenomeno del selfie.

Un selfie può definirsi tale solo se a scattare la foto sia stato il soggetto stesso dello scatto, e lo abbia fatto tenendo per mano lo strumento atto alla fotografia (macchina fotografica, cellulare, ...).
In pratica farsi scattare foto da una terza persona (oppure impiegare un cavalletto posto a distanza) equivale solamente ad una foto di cui noi siamo i soggetti. Non si tratta di un selfie.

Secondo me, per quanto possa essere assurdo tutto ciò, c'è dell'interessante dietro.

Sembrerebbe che la prima volta che si sia parlato di selfie sia stato in un qualche forum australiano (o comunque che la persona che abbia "coniato" il termine sia un ragazzo australiano) addirittura nel "lontano" 2002.
Da allora, lentamente e soprattutto grazie alla spinta di personaggi pubblici (come le sorelle Kardashian ed i loro mirror-selfies, gli autoscatti provocanti allo specchio), la moda dell'autoscatto è cresciuta fino all'accettazione nel 2013 del termine all'interno dei vocabolari ed infine l'esplosione dello stesso fenomeno nel 2014. Ed ora a metà del 2015 è un qualcosa di "accettato" e riconosciuto in tutto il mondo.

Ma se, quindi, un selfie può essere considerato tale solo se l'autore ed il soggetto del ritratto coincidano e se esso debba essere scattato in prima persona, uno strumento atto all'occasione cominciava a diffondersi.



Cos'è il selfie stick?

Anche in questo caso la risposta è più articolata di quello che possa sembrare: il selfie stick è uno stick, un bastone, in cui è possibile inserire un cellulare o una leggera fotocamera in uno dei due estremi. Esso è stato ideato proprio per permetterci selfie ad una distanza maggiore di quella permessa dal nostro braccio.

Sembra che questi oggetti siano cominciati a diffondersi in Oriente (i cui popoli come sappiamo sono ossessionati dall'impressione dei ricordi via foto/video) nel corso degli ultimi anni, giungendo poi anche in Occidente tra la fine del 2013 e la prima metà del 2014.

Visto l'interesse verso tali bastoni, i vari produttori hanno mostrato tutta la loro creatività creandone incarnazioni di ogni tipo: dal semplice stick con supporto, a quello con pulsante per controllare direttamente gli scatti (senza quindi la necessità di impostare un timer), da quello con una batteria annessa che permette di ricaricare il telefono, a quello con microfono annesso o con una particolare estensione e così via.


Ma è bene ricordare che tali strumenti, per quanto possano apparire necessari ai rispettivi utilizzatori, non sempre sono adatti al luogo in cui ci si trova.

A parte chi, dopo decenni, apre alla nuova moda (sì, mi riferisco alla Casa Bianca), c'è anche chi invece non ne può più accettare l'eccessivo uso. Disney per esempio ne ha vietato l'utilizzo nei suoi parchi divertimento: sempre più persone avevano cominciato ad utilizzarli sulle montagne russe o le altre attrazioni, causando non pochi problemi per la sicurezza loro e degli altri utenti.

Farsi un selfie è diventato così importante per le persone che i produttori stanno accogliendo questa necessità proponendo smart-phone con fotocamere frontali sempre più di alta qualità, o addirittura cellulari con accessori annessi per facilitare l'autoscatto!



Forse si sta esagerando? Ma se il mercato c'è, i produttori si ingegnano (anche troppo a volte).

Quello su cui, invece, secondo me c'è da investigare è nuovamente il perché del fenomeno.
Se -del resto- si arrivano ad immaginare e realizzare (seppur in edizione molto limitata) oggetti come l'arm-shaped selfie stick (un selfie stick a forma di braccio con mano da stringere -l'immagine di apertura dell'articolo-) al fine di non apparire soli o senza vita sociale reale, forse un problema di fondo c'è.


Tralasciando le persone che provano a fare stupidaggini (o hanno il gusto per il macabro) per avere autoritratti cool, ci sono persone che per sfortuna o -molto più spesso- per idiozia al fine di scattare selfie estremi ci hanno rimesso la vita o quasi (o mettono in pericolo quella degli altri). Per questo motivo in Russia è stata avviata un'apposita campagna per rendere consapevoli le persone dei rischi che possono intercorrere quando si scattano selfie "pericolosi".


Viviamo in una società in cui l'immagine è tutto, ed in cui apparire è più importante di essere: è dura da digerire, ma probabilmente il selfie è la massima incarnazione della direzione in cui siamo andati. Per lo meno nel campo dell'immagine statica.

Non è un caso infatti se, grazie al potenziamento delle reti, servizi come Periscope o Meerkat (anni fa impensabili) stiano esplodendo: l'immagine è tutto? Un video è anche meglio!

Ed ecco che il mercato per prodotti come le action cam (GoPro su tutte) crescerà a ritmi sostenuti nei prossimi anni.



Alla fine della mia piccola investigazione sul fenomeno degli autoscatti, dei selfie e del mondo di accessori annesso, sono arrivato alla conclusione che tutto va semplicemente ricondotto al fatto che:
Non importa come ci si sente e quello che si fa realmente, quello che conta è come appariamo agli occhi degli altri, che a volte non sono neanche nostri contatti nel mondo reale. Benvenuti nella selfie culture [lettura consigliata].

Forse è una visione parziale o estreme, ma non sono del tutto convinto che chi si fa autoscatti lo faccia sempre e solo per ricordarsi del passato, di un luogo o di una emozione. Per lo meno non consciamente.

Forse la verità è che nonostante l'aumento di strumenti per comunicare (dalle reti sociali, all'instant messaging), del fatto che siamo connessi con tutto e con tutti 24/7, che non ci sono più barriere esterne, noi alla fine siamo sempre più soli, autoreferenziali e tendiamo a chiuderci sempre più su noi stessi.

Spero di sbagliarmi... E voi, invece, che ne pensate?