25 marzo 2015

La reputazione è tutto nella nostra società (cit.)


Dall'inizio dell'anno ho pubblicato alcuni articoli sul blog che hanno toccato diversi argomenti: da tematiche forti, come quella della sicurezza (vedi qui), a ciò che ci aspetta il prossimo futuro (IoE, qui, oppure la modularità, qui, ma anche la realtà virtuale/aumentata, qui).

Non sono mancate note negative sulla poca spinta in alcuni ambiti del settore (come per i wearable, ne ho parlato qua).

Bene, oggi voglio -tra le altre cose- tornare su alcuni punti lasciati aperti o in sospeso in quei racconti, visto che di tali tematiche se ne è molto parlato recentemente.

Il mondo come oggi lo viviamo -per lo meno in Occidente- è sempre più digitale: quasi ogni cosa che un tempo era rigorosamente analogica è stata o convertita (i vari media ad esempio), o affiancata con buone premesse per una futura -forse imminente- sostituzione (come per la moneta).

Questa conversione ha causato -e chiaramente continua a farlo- un cambio netto rispetto al passato, con tanto di modifica di usi e costumi tra le persone.

Internet ha stravolto tutto, e su questo mi ero già soffermato sul mio articolo di fine anno (qui).
Ma questo cambio repentino ha creato soprattutto un solco netto, una rottura, tra due generazioni: quella nata e cresciuta senza il web -al quale si è avvicinata, poi, solo con il tempo-, e quella nata con -a volte sul- web, i millennials.


Cose che, per chi ha raggiunto la maggiore età ben prima della fine del vecchio millennio, possono sembrare assurde (vedi le live-streaming app), le stesse sono del tutto normali per chi è nato dopo la metà degli '80 (specialmente se dopo i '90).

Sistemi di input divenuti lo standard -grazie all'uso che ne faceva la "vecchia guardia"- sono ormai quasi obsoleti per via delle mode ed attività delle nuove generazioni (sto parlando per esempio della vecchia e cara tastiera).


La dipendenza dai social network dei nativi digitali, con il cattivo esempio dato da chi invece è un analogico travestito da moderno, è uno dei cambiamenti culturali di cui parlavo poco fa.
L'effetto FOMO, o paura di essere tagliati fuori da avvenimenti considerati più importanti rispetto a quelli che noi stessi stiamo vivendo, è probabilmente insito nell'essere umano.


Ma questo timore innato è tramutato nella necessità spasmodica e incontrollabile di essere sempre online, sempre presenti e sempre attivi sul web.

Non voglio ora parlarvi dei problemi legati ad isolamento, mancanza di attenzione, distacco dalla realtà o affini, che possono scaturire dall'eccessivo utilizzo delle cosiddette nuove tecnologie -che in realtà a mio avviso sono ben che vecchie-.

Per queste cose vi basta alzare lo sguardo in questo momento.
Sì proprio ora: guardatevi intorno.

Se siete in metro/bus/etc -insomma in viaggio- sarete sicuramente circondati da persone con lo sguardo rivolto verso il basso, ad uno schermo.
Se siete in un locale, magari con amici, siete i primi ad esservi isolati dagli altri: smettete subito di leggere e tornate qui più tardi. Non mi offendo, lo giuro!
Se siete a letto con la luce spenta, magari per non disturbare chi dorme con/vicino a voi, c'è tempo anche domani per continuare: evitate di causarvi l'insonnia!


Bene, eravate arrivati qui: possiamo continuare.

Quello su cui voglio soffermarmi sono altri aspetti: come Internet ha cambiato l'economia, come Internet sia un bene, se usato correttamente, e per questo vada protetto. E parlando di protezione, come, ancora una volta, la tematica della sicurezza debba essere uno dei nostri principali interessi.


Internet è per tutti, nel bene o nel male

(I. security)


Internet è condivisione, è la possibilità di contattare velocemente qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo praticamente istantaneamente. Internet è business ed è anche divertimento.
Come detto in precedenza, la grande rete mondiale è la massima espressione della trasformazione digitale del vecchio mondo analogico.

E nel vecchio mondo analogico, ahimè, non vi sono solo cose positive.

Internet è anche facilità di accesso ai dati, autorizzati e non; è rapidità nel catturare e nascondere informazioni riservate, personali o di natura economica.
Internet è espressione positiva e negativa di quanto possibile oggigiorno, ma con velocità inarrivabili al di fuori di essa.

È notizia di poche ore fa di un attacco a Twitch, un social network decisamente in voga tra i millennials: solo uno degli ultimi tentativi di rubare informazioni personali sfruttando le debolezze dei sistemi informatici e dei grandi centri di raccolta delle tracce che noi utenti della rete lasciamo in giro.

Ma se da un lato la nostra privacy è un diritto basilare -che va chiaramente oltre il mondo digitale-, cybersecurity e futuro della digital economy (vedi dopo) sono invece due degli argomenti più importanti della nostra epoca.
Quando si parla di economia e denaro, i livelli di allerta si innalzano: non stupiscono perciò tentativi di sorveglianza di massa come massima risposta ad accadimenti che molto spesso partono dal digitale per poi riversarsi nel reale.

E la sicurezza, riservatezza delle informazioni personali e segretezza sono gli argomenti su cui in molti stanno scommettendo. Gli smart-phone sono il web in mobilità, il centro della nostra vita moderna ed il punto dove spesso vengono immagazzinati i nostri dati personali.

Ed è da questi che si vuole ripartire.
Al MWC2015 -ma non solo- tanti player hanno toccato l'argomento:
  • Silent Circle ha presentato i suoi nuovi prodotti Blackphone basati su PrivatOS (fork di Android con soluzioni Enterprise per la Privacy),
  • Granite Phone è uno smart-phone completamente criptato (altro fork di Android),
  • Jolla ha annunciato la propria soluzione (basata su Sailfish OS) per la sicurezza in mobilità, Secure (qui il video), in collaborazione con SSH ed in cerca di nuovi partner,
  • BlackBerry ha lanciato Secusmart, tablet per il Business,
  • ProtonMail ha ottenuto nuovi finanziamenti per la sua soluzione di Email Criptate

Insomma più connessione per tutti, ma occhio a ciò che lasciate in giro...
Per approfondire:

Internet è di tutti, nel bene e nel male

(II. neutrality)


Tralasciando gli aspetti negativi, che devono essere comunque affrontati, come dicevo Internet ha cambiato le carte in tavola e le regole della nostra civiltà.

Per questo motivo il web deve essere per tutti. Una connettività globale che va dai PC fino agli oggetti inanimati, in ogni angolo del globo.

Ed ogni grande o piccola azienda sta cercando di metterci lo zampino: da Google a Facebook (e nuovi competitor spuntano quotidianamente), con i droni, i palloni aerostatici, i satelliti e quant'altro (perfino con soluzioni quantomeno strambe).

Ma costruire la grande rete non è l'unico problema. Il vero problema è mantenere tale infrastruttura libera ed equa per tutti.

In un futuro in cui probabilmente tutti i servizi passeranno completamente per la grande rete, come ad esempio i servizi oggi erogati tramite rete cellulare -ed in cui tantissimi stanno cercando di entrare o espandere i propri interessi-, mantenere la neutralità sarà sempre più complicato.

Per questo motivo le recenti votazioni riguardo la Net Neutrality in USA sono state di fondamentale importanza: un passo storico che dovrà essere mantenuto, perfezionato ed esteso nel tempo.
Per approfondire:

Internet ha cambiato tutto

(III. economy)


La digital economy ha accorciato i tempi e le modalità di nascita e crescita del business: Internet ha permesso lo sviluppo di realtà un tempo impensabili.
Sto parlando di e-commerce, ma anche di crowd-funding, se non di social marketing.

Ma, soprattutto, mi riferisco alle start-up.

Circa un mesetto fa, al Factory Campus di Berlino, si è tenuta una due giorni sull'argomento: investitori, imprenditori, curiosi e giornalisti si sono confrontati sul tema, cercando di capire -tra le altre cose- come mai in Europa sia più complicato, rispetto che in altri paesi, accedere a finanziamenti pubblici o privati che siano.

Oggi si punta tantissimo sulle start-up.
Ma, tralasciano la mentalità ristretta che vige in Europa, c'è da sottolineare che, a mio avviso, un'economia basata esclusivamente su piccole realtà in cerca di fortuna assomiglia tanto alle scommesse in un casinò.

Pochi ricchi, i giocatori, scommettono su idee di altri, le slot machine, cercando di ottenere un jackpot. Le grandi aziende non investono più direttamente: aspettano che i piccoli si scannino tra loro, finché non ne esca fuori un vincitore od un possibile vincente e... zac! esso viene inglobato.

Il discorso è molto simile al crowd-funding o sourcing: si mettono le idee o le capacità in circolazione. Ed in base alle richieste degli interessati va avanti chi sa mettersi meglio in mostra, chi ha le giuste qualità/competenze o, molto più spesso, semplicemente chi è più fortunato e si trova nel posto giusto al momento giusto.

Sarà questa la direzione in cui ci stiamo tutti dirigendo? Sarà quella corretta?
Per approfondire:


E anche oggi, come al solito, mi sono dilungato con le chiacchiere :D

Voi cosa ne pensate della rivoluzione che ha portato Internet?
Ci sono cose positive? O sono più quelle negative?

Si stava meglio quando si stava peggio (:P)?


A presto!