Ciao ragazzi!
Sono passati 5 anni dalla nascita della Raspberry Pi Foundation, e da allora sono stati venduti oltre 12 milioni di single board computer prodotti e distribuiti dai partner della fondazione stessa. Distributori che nel corso del tempo sono anche aumentati ed ora dislocati in Inghilterra, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Paesi Bassi e Turchia, e che ovviamente spediscono in tutto il mondo.
Il 28 febbraio 2017, come un fulmine a ciel sereno, la fondazione ha svelato il quinto componente della famiglia, il raspberry pi zero wireless, una versione aggiornata del pi zero (v1.3) che qualche mese fa aveva a sua volta revisionato il modello originale del novembre 2015. Sia il pi zero che il pi zero v1.3 sono stati introvabili o acquistabili con il contagocce fin dalla loro presentazione.
Ma di che cosa stiamo parlando?
I dispositivi progettati dalla fondazione Raspberry Pi sono dei piccoli computer costruiti con un'unica board e permettono di dar vita ad innumerevoli progetti DIY (fai-da-te) con grande semplicità. Attorno ad essi col tempo si è formata una immensa community di utilizzatori che quotidianamente pubblica in rete guide, tutorial e suggerimenti di varia natura.
Nel corso del 2016 la Raspberry Pi Foundation ha immesso sul mercato il raspberry pi 3 sul quale ho pubblicato svariati articoli qui sul blog e focus sul mio canale YouTube: ad essi rimando se siete interessati ad avere maggiori dettagli sui single board computer della fondazione, come possono essere utilizzati, nonché lì trovate vari esempi di sistemi pensati per loro e idee d'uso. Per questo motivo, questa volta, ho deciso di condensare tutte le mie considerazioni in un unico articolo.
Chi mi segue qui sul blog e su Instagram saprà o avrà notato che, oltre al raspberry pi zero wireless (arrivato tra l'altro nelle mie mani in tempi davvero record!), nelle scorse settimane sono riuscito a recuperare anche il "vecchio" pi zero (v1.3). Questa recensione copre entrambi i dispositivi.
L'Hardware
I raspberry pi zero e zero wireless condividono il medesimo hardware, che poi in realtà è praticamente lo stesso del primo modello di raspberry pi (model b) lanciato nel 2012 ad un prezzo compreso tra i 20 ed i 35$ (ovviamente tasse e spedizione escluse). Ma a differenza di quel precursore, i due piccoletti godono di una dimensione estremamente ridotta (6.5 cm × 3.0 cm × 5 mm) il che li rende ideali per progetti IoT o se si ha la necessità di ridurre consumi e costi al minimo. Sui consumi ci tornerò tra poco, mentre tiro in ballo subito il prezzo perché è stupefacente: il pi zero continua ad essere proposto a 5$ mentre il pi zero wireless a 10$ (per entrambi, tasse e spedizione sono sempre da considerarsi a parte).
Lato specifiche troviamo integrati su entrambi i device:
- SoC: Broadcom BCM2835, composto da una CPU ARM11 da 1GHz single-core ed una GPU dual-core VideoCore IV
- memorie: 512MB di RAM LPDDR2 e supporto microSD per inserire schedine di memoria su cui installare i vari sistemi operativi, salvare i dati, etc...
- connettività: una porta Mini-HDMI con output fino a 1080p@60fps, una porta Micro-USB On-The-Go (OTG) per collegare periferiche esterne, ed una porta Micro-USB per l'alimentazione da 5V
- estensibilità: header GPIO che può ospitare un HAT a 40 pin e che ha lo stesso schema degli altri modelli (pi 1, 2, 3 e varianti); connettore CSI per la fotocamera; header per il reset e per l'RCA video output
Il nuovo modello (il pi zero wireless) integra il Wi-Fi 802.11 b/g/n ed il Bluetooth 4.0, grazie al chip Cypress CYW43438 (presente anche sul raspberry pi 3) che è posto in un piccolo incavo a forma triangolare incastonato sulla board e che dà il nome a questa variante.
La fondazione ha prodotto anche un case ufficiale modulare che può contenere al suo interno uno dei due raspberry pi zero (visto che hanno le stesse identiche dimensioni), e gode di interessantissime caratteristiche. La base è aperta sul fondo, cosa che permette l'accesso ai vari header, e la copertura superiore è a scelta tra tre opzioni (tutte comprese): coperchio chiuso, coperto con foro per la fotocamera (con tanto di cavo ridotto per facilitare il posizionamento del modulo camera), e coperchio aperto per accedere anche da questo lato ai vari header.
I due pi zero hanno dimensioni e specifiche ridotte rispetto al più potente pi 3 ma, grazie all'aggiunta del connettore CSI per il modulo fotocamera e l'arrivo della connettività wireless, anche con il pi zero e zero wireless ci si può ora cimentare in tanti progettini creativi! Certo la potenza di calcolo è notevolmente ridotta: un single-core contro un quad-core (la GPU è la medesima) e 512 MB di RAM contro il giga completo. Per un uso IoT o per controllare via pin componenti esterne, però, la potenza messa in campo dai due modelli pi zero è più che sufficiente!
Il Software
La distribuzione ufficiale della fondazione per le sue SBC è ovviamente Raspbian che si può scaricare dal sito ufficiale ed installare su di una microSD acquistabile a parte. Tale OS è stato aggiornato per supportare anche il nuovo dispositivo: utilizzando una versione meno recente, infatti, Bluetooth e Wi-Fi non verranno riconosciuti.
Nel corso dei prossimi mesi sono sicuro che tanti altri sistemi operativi saranno aggiornati ed ottimizzati anche per il pi zero wireless, cosa che con il pi zero è avvenuta solo in parte vista l'assenza di connettività out-of-the-box e soprattutto la difficoltà di reperibilità del prodotto.
Personalmente ho deciso di affiancare i due piccoletti al mio raspberry pi 3 sia per portare avanti i vari tutorial che da inizio anno ho deciso di realizzare (e soprattutto che voi state suggerendo a me) qui sul blog e sul canale YouTube; e poi perché ho intenzione di utilizzare i due device per scopi ben precisi che vi racconterò prossimamente.
Pi Zero vs Pi 3, consumi e potenza, competitor
Il raspberry pi 3 è stato, secondo me, uno di quei dispositivi che hanno segnato una svolta nel mondo del computing e del mondo makers: la sua versatilità ed in qualche modo la sua potenza sufficiente ad eseguire i più disparati compiti lo hanno consacrato come il re del DIY in ambito elettronico. Anzi non solo del fai-da-te, visto che viene sempre più utilizzato come base per progettazione di prodotti da portare poi in commercio. E tanti big del settore, come google e microsoft, hanno iniziato a tenerlo in seria considerazione con la pubblicazione di framework e librerie atte a sfruttarlo a 360°.
Il pi zero (soprattutto nella sua variante wireless) può, dal canto suo, cambiare radicalmente le dinamiche del mondo IoT. I consumi minimi ma soprattutto le dimensioni ridottissime lo rendono la scelta ideale per costruire dispositivi connessi, sempre più piccoli e smart.
Il prezzo di vendita dei tre dispositivi in mio possesso è di 5$ (pi zero), 10$ (pi zero w) e 35$ (pi 3), ma in realtà essi si tramutano poi tra tasse, spedizioni e -soprattutto- accessori indispensabili per l'uso quotidiano a circa 30€ (pi zero), 25€ (pi zero w) e 70€ (pi 3). Sì, il pi zero wireless può costare meno del pi zero se siamo fortemente interessati alla connettività wireless: acquistare un dongle Wi-Fi più un adattatore OTG da USB a Micro-USB ha un costo maggiore della differenza di prezzo tra pi zero e pi zero w. Se siete interessati ad avere connettività Wi-Fi o Bluetooth puntate al pi zero wireless, altrimenti il pi zero rimane il modo più economico per avvicinarsi al mondo delle SBC.
A parte il case di cui abbiamo già parlato (e ce ne sono tantissimi di terze parti in vendita online), gli accessori da tenere in considerazione per iniziare ad utilizzare il pi zero sono: un cavo HDMI a Mini-HDMI (o HDMI a HDMI + adattatore per Mini-HDMI), un alimentatore da almeno 5V (e minimo @2.1A), un cavo OTG da USB a Micro-USB per collegare periferiche esterne come mouse e tastiera (da aggiungere alla lista se non a disposizione), una microSD da almeno 8GB (minimo di classe 10), ed un dongle Wi-Fi/BT per chi sceglie il modello senza connettività integrata.
Se, poi, non volete (o non siete in grado) di saldare cavi o componenti direttamente sulla board del pi zero (oppure volete poter provare più di un progettino), allora è indispensabile acquistare degli header che si vadano ad incastrare sulla testata GPIO così da ricreare la stessa struttura presente ad esempio sul pi 3, utile per poter utilizzare una breadboard esterna per interagire con chip ed altro hardware. Esistono soluzioni "maschio" o "femmina" ed anche con orientamento differente, da sfruttare per occasioni specifiche!
Ad oggi non ci sono reali competitor per i prodotti della fondazione: sì, è vero che in commercio troviamo l'asus tinker board, il banana pi, l'orange pi (e tutta l'altra frutta del caso) che vanno a scontrarsi con il pi 3, ed i vari C.H.I.P. o altri single board computer cinesi (e non) proposti a prezzi paragonabili a quelli dei pi zero e gli altri modelli della fondazione inglese. Ma la verità è che nessuna di queste alternative gode di un supporto esteso come quello esistente per raspberry pi: distribuzioni, sistemi, librerie, documentazione, framework, supporto di aziende del calibro di google, microsoft e compagnia bella, e chi più ne ha ne metta. È questo il vero punto di forza e finché gli altri non lavoreranno nella stessa direzione, nessuno di essi potrà anche solo scalfire il mondo che ruota attorno agli SBC della fondazione inglese.
Se dovessi dare un voto numerico per valutare il raspberry pi zero, punterei ad un 9 e ½ per il pi zero wireless ed un 8 e ½ per il pi zero: il primo ha tutto l'occorrente integrato e, accessori compresi, viene a costare meno del secondo che, però, rimane l'SBC più economico se non si è interessati alla connettività di rete.
La fondazione Raspberry Pi da qui ai prossimi anni si concentrerà principalmente sul lato software, poiché con il pi 3 ed il pi 0 wireless si sono raggiunti punti oltre i quali la potenza hardware non riesce ad apportare apprezzabili differenze. Forse ci saranno revisioni dei modelli attualmente in commercio, ma non è neanche detto. E per me è la scelta giusta e la direzione che separerà ancor di più i raspberry pi dalla concorrenza.
E voi che ne pensate del pi zero e soprattutto del pi zero wireless? Sono veramente dei game changers come penso, oppure li trovate inutili e magari volete puntare alla maggior potenza offerta dal pi 3? I competitor riusciranno mai ad avvicinarsi allo standard "imposto" dalla fondazione inglese? Fatemi sapere la vostra nei commenti!
Prima di salutarvi vi lascio al video che ho pubblicato sul mio canale YouTube...
...e a qualche altro punto di vista (pochi in verità) pubblicato in rete:
- Stuff: 10
- PC Authority: 10
- Trusted Reviews: 9 e ½
- Android Authority: s.v. (molto positiva)
- PCMag: s.v. (molto positiva)
A presto!
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