Ciao ragazzi!
In queste giornate di fine estate, in cui sta scemando il tepore della bella stagione e stanno arrivando le prime piogge annunciatrici di un clima venturo, siamo stati travolti (e lo saremo ancora per un po' di tempo) da presentazioni di tanti (tanti) nuovi dispositivi ed accessori.
IFA 2014, presentazioni individuali, incontri on-line... Ogni produttore ha sfruttato al massimo una delle tante vetrine disponibili per togliere i veli alla propria line-up di prodotti con cui andrà ad affrontare il periodo commercialmente più importante dell'anno: l'immediato back-to-school (ormai agli sgoccioli), ma soprattutto gli ultimi mesi dell'anno in cui si concentrano tante ricorrenze (comprese chiaramente quelle natalizie).
Grazie a queste esposizioni ho potuto riflettere un pochino sullo stato attuale della tecnologia ed inquadrare, ancor più chiaramente, i/gli soggetti/oggetti protagonisti delle analisi che vi ho raccontato (e alla fine ho fatto anche per me) qui sul blog fin dalla sua nascita.
Anche questo articolo è parte della serie after the buzz, visto che anche oggi andrò a toccare argomenti legati ai dispositivi presenti sotto la mia lente di ingrandimento.
Ma questa volta voglio farlo in modo differente.
I prodotti di cui vi ho parlato finora sono stati tutti presentati nella prima metà dell'anno o, addirittura, a cavallo tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014.
Dispositivi come il moto g (recensione), il chromecast (recensione), il pebble steel (recensione) od il telefono di jolla (recensione) hanno tutti visto la luce diversi mesi fa.
Il one (recensione), inoltre, anche se ancora non completamente disponibile all'acquisto (si vocifera la fine della necessità di un invito per ottobre), può essere considerato il culmine dell'attuale evoluzione tecnologica, il punto al quale siamo giunti in attesa di nuove evoluzioni: componentistica interna al top (processore, RAM, fotocamere, e così via) ed estetica curata (dettata da una parte dalla necessità di display sempre più grandi e corpi sempre più sottili, e dall'altra con finiture/materiali ricercati per differenziarsi dalla concorrenza).
Gli ultimi eventi, in attesa delle presentazioni che ci saranno nei prossimi giorni (Apple, BlackBerry, Microsoft e ZTE già programmate), sono serviti per mostrare la direzione verso cui si muoverà il mercato entro il prossimo anno.
E da quello che si è visto la cosiddetta rivoluzione è stata ben messa da parte...
Nessun produttore ha osato, ma si sono tutti allineati. E sia lato esteriore che componenti interne si è arrivati ad una sorta di blocco generale.
Qualche tempo fa vi avevo anticipato che questo sarebbe stato l'anno dei wearable.
Il motivo è strettamente legato a quanto già accennato: i produttori non hanno più molto margine nel mondo tradizionale di PC, tablet e smart-phone (a parte l'aggiunta di qualche sensore più o meno utile o discutibile).
Quindi, perché non lanciarsi in nuove categorie di prodotto?
Diciamo che c'è voluto qualche mese in più di quello che pensassi inizialmente: l'idea che mi ero fatto è che in estate avremmo avuto una quantità innumerevole di dispositivi indossabili tra cui scegliere. Invece si è spostato tutto alla stagione autunno-inverno. Poco male.
Il problema di certo è un altro.
Dall'evento di google (l'I/O 2014, che ho analizzato) all'IFA tutte le carte sono state svelate, ed ogni produttore (LG, Samsung, Motorola, Sony, Asus, Huawei, Google stessa, e poi i più noti Misfit, Nike, Fibit, Jawbone, ... e chi più ne ha ne indossi) ha avuto modo di mostrare la propria offerta nel campo dei wearable.
Non solo smart-watch, ma anche band e braccialetti di ogni forma/genere/tipo.
Tralasciando i prodotti pensati per lo più per il fitness, quindi quelli indirizzati ad un pubblico ben preciso e che non sono una vera e propria novità del 2014, vorrei concentrarmi principalmente sugli orologi.
Androidwear è ormai realtà e tutti i partner di google hanno risposto prontamente proponendo la propria idea di orologio smart.
La piattaforma di BigG supporta 2 tipologie di form-factor per quel che riguarda il display: squadrato o circolare. Abbiamo, quindi, da una parte Samsung, Sony ed Asus con i loro device a display rettangolare, e dall'altra Motorola con il suo Moto 360.
Poi c'è LG che è l'unica con due dispositivi, uno per categoria.
Insomma, ce n'è per tutti i gusti e (quasi) tutte le tasche: sia per chi vuole un dispositivo più tradizionale e circolare, sia per chi è più hi-tech.
Il problema di tutti questi prodotti però è l'autonomia.
Il Samsung Gear Live e l'LG G Watch sono sul mercato già da qualche tempo, e di prove e contro-prove ne sono state fatte da più o meno tutte le testate, e anche da blogger più o meno famosi.
Il risultato è stato lo stesso per tutti: una giornata di autonomia o poco più!
Non si scappa dalla ricarica notturna.
Ricollegandomi al discorso del piattume generale, visto che la piattaforma è comune (e non customizzabile dai produttori) e che le specifiche hardware sono pressoché identiche tra tutti i device (anche quelli appena presentati), si può facilmente dedurre che per questa prima generazione di smart-watch la batteria non sarà uno dei punti di forza.
Pebble (in attesa di iWatch, ma anche qui non si ipotizzano grandi performance), al contrario, ha sempre vantato (come vi ho mostrato anche durante i miei focus) un'ottima autonomia: la settimana la si copre tranquillamente, e spegnendolo di notte (tanto è inutile averlo acceso durante le ore di sonno, o quando in generale non lo si ha per lungo tempo al polso) si arrivano a coprire praticamente 2 settimane complete!
Samsung e Sony offrono anche delle alternative all'ecosistema google, ma le durate non possono comunque competere (si parla di massimo 3 giorni con uso minimo) con quelle di un dispositivo (pebble) pensato proprio per tenerci lontano dalla presa di corrente il più possibile.
Le piattaforme sono differenti, questo è vero ed evidente: l'hardware in tutti i casi è calibrato e studiato per muovere il software dell'orologio, e sia Androidwear che Tizen per wearable (oppure la soluzione Sony) sono implementazioni molto più complesse ed esose rispetto al minimalistico Pebble OS.
Ma alla fine di tutto, sono veramente più appaganti?
Io non ne sono completamente convinto...
Vi riporto quello che era il mio pensiero durante la recensione del pebble steel, e che mi trovo a sottoscrivere ancora una volta e ancor di più:
[...] Non so se abbiate avuto modo di adocchiare quello che offre la concorrenza, ma, a parer mio... proprio non ci siamo! Tralasciando per un attimo da parte l'utilità o meno di questi aggeggiucoli da polso, [...], uno smart-watch deve in primis almeno ricordarlo un orologio... Ed in che modo?
- al polso deve sembrare proprio un orologio, e non un-non-si-sa-ben-cosa, e soprattutto deve essere comodo, leggero e non ingombrante;
- la batteria deve durare almeno una settimana ([...]): già dobbiamo ricaricare frequentemente tutta la marea di gingilli in nostro possesso... ma l'orologio no! È inammissibile;
- il quadrante deve essere visibile sotto la luce del sole, e magari anche al buio;
- l'ora deve essere sempre visibile, anche quando magari lo abbiamo riposto vicino a noi e non al polso, senza la necessità di smuoverlo per capire che ore sono;
- se vuoi vendere, devi almeno provare ad attirare il pubblico femminile.
Queste per me erano (e sono) le 5 regole fondamentali per poter considerare uno smart-watch un degno sostituto di un orologio tradizionale, ed anche un prodotto di successo. E dopo 5 mesi ancora non sono state rispettate da nessun prodotto che non sia un pebble.
Certo di prodotti intriganti dotati di design veramente curati ne sono stati presentati (basti pensare al G Watch R oppure al Moto 360), ma di strada ce n'è ancora da fare, e l'ondata di dispositivi che sta per arrivare sul mercato non è ancora (ovviamente) matura.
Fortunatamente la base c'è, e con gli aggiornamenti in arrivo la piattaforma non potrà che migliorare ed ampliare funzionalità ed utilità. Rimaniamo però in attesa di tempi migliori.
Per ora pebble può dormire sonni grosso modo tranquilli, ma chiaramente non per molto: è solo una questione di tempo, vista l'armata messa in campo da google. E in pebble dovranno tirare fuori il coniglio dal cappello se non vorranno finire nel dimenticatoio...
Su pebble e lo steel in particolare, comunque, tornerò nei prossimi giorni, visto che ho intenzione (come già anticipato nella precedente puntata) di mostrarvi il dispositivo dopo circa 6 mesi di utilizzo, così come ho fatto per il moto g.
E parlando del dispositivo della casa dalla m alata, il 4/5 settembre scorso è stato presentato il successore del piccolo gioiellino (il telefono più venduto nella storia della casa statunitense).
Motorola ha deciso di rinnovare fiducia al brand proponendo un nuovo device con lo stesso identico nome della generazione precedente: moto g (2° generazione).
Ciò che più mi ha colpito è che questo prodotto è essenzialmente identico al vecchio: processore, RAM, tagli di memoria ed aspetto (a parte le dimensioni più generose) sono identici al precedente g. Quello su cui ci si è concentrati, infatti, è stato: reparto fotocamere (anteriore e posteriore con qualche megapixel in più), sonoro (abbiamo ora un doppio speaker stereo frontale) e display (5" ma sempre in risoluzione 720p HD).
Che cosa significa tutto ciò?
Che anche la fascia media del mercato sta collassando su se stessa (nota triste) e che motorola avrà poche scuse per impedire aggiornamenti a future versioni di Android il vecchio modello (nota felice).
Inoltre, moto g non è solo Android, ma anche tutta la suite di applicazioni che motorola ha realizzato per la sua serie moto, e finalmente Assist è stato aggiornato, portando anche sul g le modalità "auto" e "casa" finora peculiari del fratellone maggiore x.
Nel qual caso in cui motorola decidesse di bloccare gli aggiornamenti (dubito che avverrà a breve), vi ricordo che il moto g (chiamiamolo 2013) è gemellato con una versione Google Play Edition, che per forza di cose sarà aggiornata ad almeno Android "L" e, come vi ho fatto vedere qualche tempo fa, è sempre possibile passare dal firmware motorola a quello google.
Male che va ci sarà sempre l'ottimo lavoro della community: anche il moto g è stato finalmente graziato del multirom! Potrete perciò provare più firmware contemporaneamente.
L'arrivo di un nuovo modello è comunque sintomatico di un abbassamento dei prezzi per la generazione precedente, che questa volta ribadisco essere molto vicina a quella nuova.
Su Amazon cominciano già ad arrivare offerte interessanti, ma se invece vorreste puntare al nuovo modello, beh... sappiate che esso è già in vendita (almeno in Europa) allo stesso costo del modello 2013.
Visto che ho parlato di ecosistema google, vi parlo velocemente di un piccolo aggiornamento che google ha apportato alla estensione per il browser Chrome che permette di riprodurre i contenuti da PC a TV: l'estensione cast è stata aggiornata per supportare flussi in full-HD.
Rimaniamo ancora in attesa del rollout completo di "L" e degli aggiornamenti che google ha anticipato durante l'I/O, i quali dovranno portare diverse funzioni interessanti ad un prodotto, il chromecast, che per ora è sempre rimasto un po' in sordina...
I want those. NOW. RT @YvesPE: From now,@JollaHQ dresses in leather, it's more #sexy pic.twitter.com/mypAp6H4Qb
— Jolla Users (@JollaUsers) September 7, 2014
Chi invece non fa altro che generare rumore, è la start-up finlandese jolla!
Uno dei modi per poter rimanere a galla in questo panorama tecnologico sempre più affollato è proprio quello di trovare sempre un nuovo modo per far parlare di sé e differenziarsi il più possibile (be #unlike).
E in jolla sembra che lo stiano facendo nel modo giusto: un bel re-design del sito ufficiale, una collaborazione tra diversi sviluppatori per creare una TOH con tastiera, nuove ROM da installare su tanti dispositivi Android (nexus 7, desire hd, nexus 4, e 5), e molto molto altro!
Fridgemagnet !!! RT @dirkvanleersum: Much practical. Rev2 wow. Moar pics: http://t.co/6VuTE23QwH pic.twitter.com/j8QyWu6O42
— Kimmo Lindholm (@LiKimmo) August 31, 2014
Il telefono di jolla è un device aperto sia dal punto di vista software (è una distribuzione linux completa), ma anche hardware!
Tutti questi progetti non sarebbero possibili senza la possibilità di estendere il telefono con accessori capaci di dialogare con lo stesso.
Ve ne ho già parlato durante i focus sul telefono, ma sono voluto tornare sul tema con un video dedicato:
Bene!
Oggi di carne al fuoco ce n'era davvero tanta... quindi vi saluto per non farvi annoiare troppo :D
E vi prometto altri focus e approfondimenti nei prossimi giorni!
Ciao.